Danza e pittura a Prato

Opere di Tamara Donati

Serie: Figure in movimento 1985-2024

(16-28/02/1994) Recensione Mostra
presso la sala del turismo a Prato

Patrizio Affetti

Tamara Donati nasce a Prato dove risiede e lavora. Il suo percorso artistico, ormai al nono anno, è sempre stato ben rappresentato dalle varie mostre personali e collettive. Sono però state le ultime due personali, quella di Prato l’anno scorso tramite l’Assessorato alla Cultura e quella di Massa l’estate scorsa, a testimoniare il movimentato divenire pittorico, l’impennata evolutiva, che ha portato infine la Donati a cristallizzare questo periodo nella serie di opere esposte in questa mostra.

Prima erano le forme perfette, lisce ed affilate di un ghiacciaio che, filtrandola, scomponeva la luce in mille colori; poi le prime gocce del ghiacciaio che si scioglieva, ora via, via, sempre più verso un ruscello in piena, rigurgitante, dalla superficie sempre diversa, che sembra correre sicuro e veloce in un letto già pensato nella sua traiettoria e che si va formando attraverso gole scoscese.

E con tutto ciò, nulla cambia nella struttura poetica della pittura della Donati, che ama coinvolgere nella pittura la musica e la danza; le tre espressioni artistiche che identificano nell’uomo la necessità e il desiderio di comunicazione fin dai primordi; una forma arcaica di linguaggio che oggi approda a noi sotto forma di espressività artistica. La Donati riesce a gestirle assieme, in modo assai originale, attraverso una sintesi ritmica delle forme che, dilatandosi nel fluire dei movimenti, rievocano il dinamismo che le ha prodotte.

Questa mostra, attraverso le opere della Donati, si propone di illustrare ciò che significa e che in più potrebbe essere la danza nella nostra città. Fra i quadri esposti, “La Danza di Salomè” è un omaggio che lei fa alla sua città e ad un pittore che ama, Filippo Lippi. La sagoma di Salomè, isolata, estratta dal proprio contesto originario, rivive nella modernità di un’altra figura che si anima e le si sovrappone. Questo riferimento esplicito ad un passato di altissimo valore artistico per la nostra città, non sembra essere solo un atto di accusa della Donati verso il presente ma, come in altre sue opere, il suggerimento (e il bisogno) di avere dei riferimenti spirituali ed artisti consolidati sui quali si può e si deve tornare a lavorare per ottenere comunque nuove espressioni dello spirito umano.

Mi preme consigliare una visita attenta a questa mostra, giacché, niente di quello che si vede è trasmissibile con queste poche parole, e perché siamo di fronte ad una testimonianza luminosa della vitalità artistica che Prato sa offrire.

Patrizio Affetti

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